Slow Food dice “no” al maxi-allevamento di galline ovaiole ad Arborio

(riceviamo e pubblichiamo)

«Superiamo il modello di allevamento industriale intensivo»

Slow Food Italia, Slow Food Piemonte e Valle d’Aosta, Slow Food Vercelli dicono “no” al maxi-allevamento di galline ovaiole ad Arborio (Vc)

Il mega-allevamento intensivo di 274.000 galline ovaiole è una scelta sbagliata sotto ogni punto di vista: ambientale, sanitario, agricolo ed etico

Costruito ad appena 3 km da un Parco e da una Riserva Naturale, nel cuore dell’unica DOP italiana del riso, “Riso di Baraggia Biellese e Vercellese”, questo maxi allevamento intensivo di 274.000 galline ovaiole ad Arborio (Vc) avrà un forte impatto sull’ambiente e sul territorio: comporterà un consumo irreversibile di suolo di 20.450 m2, preleverà 23.000 m3 d’acqua e rilascerà in atmosfera circa 19 tonnellate di ammoniaca ogni anno, con pesanti ricadute su qualità dell’aria, salute pubblica e biodiversità.

Benessere animale negato e rischi per i consumatori

Come ormai appurato, negli allevamenti avicoli di queste dimensioni le galline vivono in condizioni di enorme sofferenza, ammassate in spazi ristretti che diventano l’ambiente ideale per la proliferazione di malattie: ciò comporta la somministrazione massiccia e continua di dosi di antibiotici, con conseguenze molto negative anche sul cibo destinato al consumo umano, in questo caso le uova.

A proposito di uova, da anni Slow Food porta avanti campagne e iniziative di informazione sull’etichettatura che si trova soprattutto nella grande distribuzione. Valutando il primo numero, che va da 0 a 3, possiamo agevolmente scegliere solo uova di galline allevate con metodo biologico (codice 0), mentre le più diffuse sono appunto quelle col “codice 2”, ovvero “allevate a terra”, ma al chiuso, solo con illuminazione artificiale, e una densità di 9 galline per metro quadrato: esattamente la fattispecie progettata ad Arborio.

Una battaglia per tutti

Non è un’opposizione del genere NIMBY (“Not In My Back Yard”), relativa quindi alla sua collocazione, ma una presa di posizione contro un modello produttivo obsoleto e insostenibile. Per questo Slow Food promuove – oltre ad una generalizzata riduzione del consumo di carne – una transizione verso sistemi di allevamento più sostenibili, rispettosi dell’ambiente, del benessere animale e della salute dei consumatori.

Per testimoniare la visione dell’associazione e offrire un’alternativa concreta, nel pomeriggio di domenica 22 giugno, Slow Food Vercelli organizzerà un presidio presso l’allevamento biologico di galline ovaiole La Verdella Piccola di Cigliano, che per l’occasione aprirà simbolicamente le porte a chi vorrà conoscere da vicino un modello virtuoso di produzione.
La Condotta invita le altre associazioni territoriali a fare lo stesso, organizzando iniziative di sensibilizzazione e momenti di confronto, per rafforzare l’impegno comune verso un’agricoltura e un allevamento più giusti e sostenibili.

Slow Food dice “no” al maxi-allevamento di galline ovaiole ad Arborio

Notizie | Commenti