Acqua del rubinetto, allarme qualità: ecco quali sono le regioni italiane più a rischio e le poche, invece, che sono escluse dal pericolo.
L’inquinamento da PFAS nelle acque potabili italiane continua a rappresentare una seria minaccia per la salute pubblica, come conferma l’ultima indagine svolta da Greenpeace. L’organizzazione ambientalista ha analizzato 260 campioni di acqua provenienti da 235 comuni distribuiti in tutte le regioni italiane, rilevando una contaminazione da almeno uno dei 58 composti PFAS nel 79% dei campioni. Questa contaminazione diffusa interessa tutte le regioni, con situazioni particolarmente critiche in Liguria, Trentino-Alto Adige, Veneto, Emilia-Romagna, Calabria, Piemonte, Sardegna, Marche e Toscana.
PFAS: la contaminazione nelle acque dei rubinetti estesa in tutta Italia e i rischi per la salute
Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono composti chimici sintetici utilizzati da decenni in numerosi prodotti industriali e di consumo per la loro resistenza a acqua, grassi e calore. Questi composti si trovano nelle pentole antiaderenti, negli imballaggi alimentari, nelle schiume antincendio e in molti tessuti tecnici. Il problema principale è la loro elevata persistenza ambientale: i PFAS non si degradano facilmente, accumulandosi nel suolo, nelle falde acquifere e negli organismi viventi, inclusi gli esseri umani.
L’esposizione prolungata a PFAS è stata associata a gravi problemi sanitari, tra cui disfunzioni ormonali, malattie del fegato, riduzione della fertilità e un aumento del rischio di tumori. Tra i composti più diffusi e pericolosi rilevati da Greenpeace spiccano il PFOA, vietato a livello globale ma presente nel 47% dei campioni italiani, e il PFOS, classificato come possibile cancerogeno dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) e riscontrato nel 22% delle analisi. Particolarmente allarmante è la presenza del TFA (Acido Trifluoroacetico), una molecola a catena ultra-corta difficile da filtrare, rinvenuta nel 40% dei campioni, anche in zone rurali lontane da siti industriali, dimostrando la pervasività della contaminazione.

Acqua del rubinetto contaminata: le città interessate – vercelliweb.tv
L’indagine di Greenpeace ha permesso di realizzare la prima mappa nazionale indipendente della contaminazione da PFAS nelle acque potabili, con campioni prelevati in tutte le province italiane e in almeno due punti di alcune grandi città. Tra i comuni con i livelli di contaminazione più elevati emergono Arezzo, Milano (con due punti particolarmente critici in Via Padova e Via delle Forze Armate) e Perugia. In particolare, a Milano sono stati registrati valori che si avvicinano ai limiti europei previsti per il 2026, con concentrazioni fino a 58,6 nanogrammi per litro.
Anche Torino presenta livelli preoccupanti, con più punti di prelievo contaminati da PFOA, uno dei PFAS più pericolosi. La contaminazione è invece meno estesa in regioni come Abruzzo, Sicilia e Puglia, ma nessuna regione italiana è risultata completamente esente dalla presenza di PFAS nei campioni analizzati.
L’acqua potabile in Italia: sicurezza e comunicazione al pubblico
Parallelamente alle problematiche relative ai PFAS, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha pubblicato un rapporto aggiornato sullo stato generale dell’acqua potabile in Italia per il triennio 2020-2022, evidenziando un’alta conformità dei parametri microbiologici e chimici, con una media nazionale del 99,1%. Alcune regioni come Emilia-Romagna e Veneto hanno raggiunto il 100% di conformità, mentre le Province Autonome di Trento e Bolzano si trovano leggermente sotto la media nazionale, con il 95,5%.
Il rapporto ISS sottolinea anche come diverse regioni stiano promuovendo iniziative per incentivare il consumo di acqua del rubinetto, attraverso campagne di sensibilizzazione e l’installazione di erogatori pubblici, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita e ridurre l’uso di plastica.
Nonostante la generale sicurezza microbiologica, la presenza di contaminanti chimici come i PFAS evidenzia la necessità di una maggiore attenzione normativa e di un sistema di monitoraggio più efficace e trasparente, per garantire la tutela della salute pubblica a lungo termine.






